un film di Alessio Cremonini
ITALIA 2022, 109 minuti
BIGLIETTI
VOST: VERSIONE ORIGINALE SOTTOTITOLATA
Il trailer del film ▶︎ https://www.youtube.com/watch?v=vG0rKwfxD8&t=2s
Profeti è la storia del confronto e dello scontro fra Sara, una giornalista italiana rapita dall’Isisdurante un reportage di guerra in Siria, e Nur che la tiene prigioniera per mesi in una casa costruita in un campo di addestramento dello Stato Islamico. Nur, giovane foreign fighter e moglie di un miliziano del Califfato, mossa dal desiderio di proselitismo, e seguendo gli ordini del leader delcampo, tenta di convertire Sara e di farla aderire all’estremismo islamista.
NOTE DI REGIA
La prigionia, i diritti delle donne, il Medio Oriente, la religione, sono questi i temi che da sempre cerco di raccontare. Lo strumento è il cinema.
Un cinema inteso come “viaggio” che svela storie, che percorre strade poco battute.
Un cinema politico. Un cinema radicale. Essenziale.
“Combatto per i curdi, per la libertà e per le donne. Perché noi donne siamo il principale nemicodell’Isis”. Profeti inizia con queste parole pronunciate da una combattente curda. Un film sulla guerra, sull’estremismo religioso, su due donne occidentali che hanno fatto scelte diametralmente opposte. Sara è una giornalista italiana che è andata in Medio Oriente per raccontare la guerra dello Stato Islamico, Nur una foreign fighter radicalizzata a Londra che ha sposato un miliziano e vive nel Califfato.
Sara viene rapita dall’Isis e in quanto donna, in quanto essere inferiore che ha dignità solo sesottomessa al maschio, non può stare in una prigione dove sono presenti degli uomini. Per questoviene data in custodia ad una “pari”: ad una donna. Nur sarà la sua carceriera. La casa di Nur, la suaprigione. E quella casa nel mezzo di un campo di addestramento dell’Isis sarà il luogo dove Sara eNur abiteranno e si confronteranno.
Un confronto quasi impossibile mentre attorno scoppiano le bombe e i nemici dell’Isis vengono bruciati vivi per vendetta. Un confronto fatto di silenzi, di sottili ricatti, di dialoghi dominati dalla consapevolezza di Sara di non poter parlare liberamente e dal progressivo tentativo di Nur di convertirla.
Episodi di questo tipo sono accaduti sia a donne italiane che a francesi. E alcune, una minoranza,durante il proprio rapimento si sono realmente convertite all’Islam diventando il bersaglio di numerosi politici europei che le consideravano traditrici dell’occidente. Sindrome di Stoccolma? Una reazione alla paura? Nessuno può dare un giudizio netto, definitivo su quelle conversioni. Nemmeno la psicanalisi o la teologia. Quello che il cinema può fare è rappresentarle, mettere in scena la drammatica prigionia di Sara e di Nur. Perché, a pensarci bene, sono state sequestrate entrambe.Sia la carceriera che la prigioniera. Una dalle armi, l’altra dal proselitismo estremista.
Alessio Cremonini